Il futuro delle Smart City dopo il Covid

La pandemia di Covid-19 ci ha insegnato che la nostra salute e quella del pianeta sono strettamente legate. Vediamo come le Smart City possono aiutarci.

Il concetto di Smart City è diventato essenziale negli ultimi mesi. La pandemia da Covid-19 ci ha insegnato che la nostra salute e quella del pianeta sono strettamente legate. Numerosi studi scientifici hanno dimostrato come un forte inquinamento atmosferico renda più severi gli effetti del virus. Inoltre, l’alta contagiosità ha reso necessarie misure di contenimento che prevedono il distanziamento sociale e il divieto di assembramenti.
Questo ha influito molto sulle nostre abitudini quotidiane. Niente più code negli uffici pubblici, niente più classi numerose nelle scuole, niente più riunioni aziendali affollate e capienza ridotta sui mezzi pubblici.

Ma tutto questo è anche stato positivo per l’implementazione di alcune misure innovative, già urgenti prima della pandemia e forse arrivate troppo tardi. Smart Working, didattica a distanza, digitalizzazione degli uffici pubblici e sostenibilità sono finalmente entrate nell’agenda politica e molti governi “ritardatari” hanno iniziato a occuparsene.

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Un nuovo modo di vedere il mondo

La raccolta differenziata ha introdotto il concetto di economia circolare, in cui quando un prodotto finisce il suo ciclo di vita, viene rigenerato per dare vita a nuovi prodotti, riducendo così l’impatto ambientale. Riciclare le materie prime ed evitare gli sprechi sono ora due priorità di ogni città, soprattutto delle metropoli che vogliono trasformarsi in Smart City. Rafforzamento delle infrastrutture per il trasporto su ferro, incremento della micromobilità, introduzione di car sharing e bike sharing e potenziamento della connettività sono obiettivi comuni per la realizzazione delle Smart City a cui si deve continuare a lavorare, anche nonostante le criticità.

In alcune aree del mondo questo processo è reso più facile, poiché c’è la possibilità di partire effettivamente da zero. Un esempio autorevole è il progetto NEOM, in Arabia Saudita, tra il Mar Rosso e il Golfo di Aquaba: un progetto di città da un milione di abitanti, in pieno deserto, energeticamente autosufficiente e a emissioni zero. L’ Eldorado delle Smart City. Ma in questi contesti si ha il terreno spianato. Una zona deserta è come un foglio bianco su cui poggiare la matita. Ma trasformare aree urbane già consolidate, come le città europee richiede uno sforzo maggiore. Installare infrastrutture d’avanguardia senza modificare lo scheletro di una città millenaria è molto più impegnativo del previsto. Ma alcune aziende molto importanti si stanno già muovendo in questa direzione.

ABB, multinazionale elettrotecnica svizzero-svedese con sede a Zurigo e operante nella robotica, nell’energia e nell’automazione in oltre 100 paesi, ha firmato un contratto con la società energetica svedese Mälarenergi per sviluppare “soluzioni di città intelligenti” a Västerås, la quinta area urbana più grande della Svezia con 150 mila residenti. Nel 2017, Mälarenergi e ABB hanno formato un team per sviluppare soluzioni digitali per minimizzare l’impatto ambientale gestendo, in un ambiente operativo unificato, tutti i diversi sistemi di automazione.

In Italia Aruba ha acquisito il 100% delle azioni di Idroelettrica Veneta, per poter installare le centrali in prossimità dei propri datacenter al fine di alimentarli riducendo al minimo i consumi. Vodafone Italia già alimenta i propri edifici con energia ricavata da fonti esclusivamente rinnovabili e si sta impegnando a sostituire i propri veicoli aziendali con auto ibride o elettriche. E anche l’ Enel può vantare una decina di installazioni di edifici autoalimentati in altrettanti paesi del mondo (Italia compresa).

L’Italia del prossimo futuro

In Italia molte città stanno via via rafforzando il sistema di mobilità leggera, con lo scopo di ridurre le emissioni di CO2, portandole a zero entro il 2050. Milano, Napoli, Venezia, Bologna, Torino e Firenze sono metropoli in cui più di un terzo degli spostamenti si compie a piedi, in bici, con mezzi elettrici o condivisi. Bolzano è l’unica città con l’indicatore di mobilità zero emissioni al 60%.

A Roma si stanno concentrando gli sforzi per la realizzazione del GRAB (Grande Raccordo Anulare delle Biciclette), con la realizzazione di nuove bike lane, che vanno ad incrementare la rete già presente e con l’introduzione di sei nuove linee tram e prolungamenti alle metro inseriti nel PUMS, nonché la realizzazione della Metro D e la conversione in linee metropolitane di alcune linee regionali. Inoltre la capitale ha annunciato il divieto di ingresso in città per le auto a diesel per il 2025. Milano ha invece annunciato che il trasporto pubblico sarà tutto elettrico per il 2030. Nello stesso anno Bologna chiuderà il suo centro cittadino a tutti i veicoli non elettrici. Genova si propone di convertire tutto il parco autobus in mezzi elettrrici entro il 2025. L’Italia è pronta per le Smart City.

Il superbonus del 110% sull’ efficientamento degli edifici potrebbe innescare un significativo miglioramento energetico del nostro patrimonio abitativo. I 209 miliardi del Recovery Fund saranno destinati per un quarto alle politiche energetiche green. Ciò potrebbe permetterci di raggiungere l’ obiettivo del 55% di rinnovabili entro il 2030 e chiudere le ultime centrali elettriche a carbone entro il 2025.

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