Nell’ottica della digitalizzazione del paese, si sta da tempo parlando del Cloud PA, ovvero la tecnologia cloud per la Pubblica Amministrazione. Dismettere definitivamente i vecchi e non sicuri data center locali, in favore di un unico data center nazionale basato sulla tecnologia Cloud. Nel data center verranno confluiti i dati di tutta la cittadinanza, in modo da poterli reperire più velocemente al bisogno. Con questo sistema, si eviteranno nulla osta, richieste di trasferimento, file agli uffici pubblici e burocrazia.
Un cittadino laziale che per motivi di lavoro si trasferisce in Lombardia per un breve periodo, potrà ad esempio usufruire del servizio sanitario lombardo senza intermediari. I suoi dati saranno salvati su un cloud controllato dal Servizio Sanitario Nazionale e gestibili da tutte le amministrazioni regionali. Stessa cosa per le richieste di certificati depositati in un comune diverso da quello di residenza, sia all’interno della stessa regione, sia tra regioni differenti. Un sistema unico e centralizzato che faciliterebbe da un lato la reperibilità dei documenti, dall’altro il lavoro dei funzionari pubblici, che non dovranno più scervellarsi tra mille database, avendo a disposizione un unico punto di riferimento.
Altri articoli che potrebbero interessarti:
- Puoi migliorare il ping con una VPN per gaming?
- Approfondimento: è legale usare una VPN per lo streaming?
- Confronto IPSec Vs OpenVPN: differenze, pro e contro
Coud PA: lo stato dell’arte
Il ministro per la Transizione Digitale Vittorio Colao ha dichiarato di voler iniziare una valutazione operativa del Cloud PA entro la fine di giugno. L’obiettivo è quello di rendere operativo il progetto a partire dal prossimo anno per almeno 200 enti centrali e 80 ASL. Il ministro ha inoltre spiegato che il 95% dei server della Pubblica Amministrazione non è sicuro. Quindi, il cloud sarebbe più sicuro perché i dati sensibili dei cittadini siano tenuti in sicurezza, assieme a quelli meno sensibili.
Il progetto in realtà, è in fase di discussione già dallo scorso anno. L’allora governo Conte affidò a Colao e a un comitato di esperti, lo studio di una strategia per il rilancio del paese dopo la pandemia. Nel documento redatto dal comitato guidato da Colao (che potete scaricare a questo link), si parlava già del progetto Cloud PA. L’obiettivo, anche nel documento del 2020, era multiplo: risparmio delle risorse, maggiore sicurezza, interoperabilità dei database. Il cloud consentirebbe di rendere accessibili online molti servizi pubblici che ancora oggi non sono digitali. Inoltre, permetterebbe il diffondersi di identità e domicilio digitali e servirebbe a creare un fascicolo sanitario elettronico nazionale unico, in modo da superare l’attuale sistema gestito dalle Regioni (che molto spesso non comunicano tra loro).
Il Polo Strategico Nazionale
Nel documento appena citato, si parla anche della realizzazione di un Polo Strategico Nazionale (PSN). Definito così dal Dipartimento per la Trasformazione Digitale: “Un soggetto giuridico controllato dallo Stato che avrà a disposizione un numero ridotto di data center nazionali, su cui convogliare tutte le infrastrutture che oggi gestiscono i servizi strategici delle PA centrali garantendo il funzionamento dei servizi cruciali del paese attraverso standard di sicurezza, qualità ed efficienza“.
Grazie al PSN, ogni infrastruttura che gestisce i servizi che fanno riferimento ai dati dei cittadini dovrà riorganizzarsi. Bisognerà dismettere i data center più obsoleti. Per il PSN verranno utilizzati fondi del Recovery Plan, che ha assegnato a questo progetto 900 milioni, prevedendo anche collaborazioni tra pubblico e privato per l’affidamento del servizio.
Le aziende in gara per la realizzazione del Cloud PA
Il modello di riferimento del ministro Colao è quello francese. Ovvero una collaborazione tra pubblico e privato, dove grandi aziende digitali mettono al servizio dello stato le proprie tecnologie cloud. In Italia si sono già fatte avanti TIM e Google, per un progetto con Cassa Depositi e Prestiti, o Sogei (azienda controllata al 100% dal Ministero delle Finanze). Ma non sono i soli; anche Amazon Web Services con Fincantieri e Microsoft con Leonardo sono al vaglio per una possibile partecipazione. La gara non è ancora stata bandita, ma si pensa che le prime procedure possano iniziare già a luglio.
L’introduzione nel progetto di aziende come Google, Microsoft e Amazon ha fatto nascere delle perplessità. Si parla di consegnare dati sensibili di cittadini europei a grandi aziende statunitensi. Il modello francese (che è quello cui fa riferimento Colao), permette l’assegnazione dei progetti pubblici solo ad aziende europee, evitando così ingerenze esterne. I servizi dall’estero vengono acquistati sotto licenza, così i dati restano di proprietà dello Stato.Tra l’altro, una legge americana chiamada Cloud Act, consentirebbe agli Stati Uniti di ottenere i dati sensibili degli utenti registrati ai database di aziende americane, anche per i servizi che operano fuori dal proprio territorio. Il ministro Colao ha detto che anche per l’Italia, si vorrà garantire la totale sicurezza dei dati, usando le collaborazioni con i grossi gruppi privati d’oltreoceano, ma mantenendo i dati intra-nos.
Tu cosa ne pensi di Cloud PA e della digitalizzazione della Pubblica Amministrazione in generale? Commenta qui sotto e condividi questo articolo con i tuoi amici! Non dimenticarti di iscriverti alla newsletter di Stolas Informatica e di seguirci su Facebook, Instagram e Telegram per rimanere sempre aggiornato!
Caricamento...