Sono la bella creatura che vive in questa casa – Reazione

Il nostro Luca ci propone la sua reazione davanti alla visione della pellicola horror/thriller di Oz Perkins del 2016...

Oscure vibrazioni, cattivi presentimenti e un profondo e sconcertante senso di pericolo.

Sono queste le emozioni che mi si avvicendano nell’animo mentre mi si propone il titolo del film, un film “di tensione”, mi dicono.

È una questione atavica, una sorta di inconscia autodifesa che si sviluppa negli anni, fallace, certo, ma non di rado utile, che mette in allarme nei confronti di titoli la cui lunghezza è superiore all’opera stessa.

La Bella creatura che sto guardando è la badante chiamata da un tizio non meglio definito, nel suo essere un agente immobiliare, per occuparsi di una signora…

A fronte della durata standard di 90 minuti circa e dell’inascoltata vocina interiore, sento come la spiacevole sensazione di un viaggio eterno e senza dove.

Il film non tarda con le presentazioni, una voce pensiero, credo; forse una voce fuori campo, narrante, va a descrivere una giovanissima fanciulla di 48 anni, immagino, in un periodo storico reso ancora impreciso dagli abiti che vediamo indosso alla “Bella creatura” che sto guardando (si è presentata così lei, dal canto mio non ho seri motivi per obiettare).

La trama fin qui è semplice: La Bella creatura che sto guardando è la badante chiamata da un tizio non meglio definito, nel suo essere un agente immobiliare, per occuparsi di una signora: una famosa scrittrice di racconti horror al suo ultimo giro di boa che ha deciso, preventivamente e precedentemente, di restare con la sua casa e le sue cose finché morte non le separi.

Solo dopo si potrà vendere l’immobile…

Mentre io che guardo trovo tutto ciò normale e sottinteso, il film già sente il bisogno di dovermelo spiegare… la cosa ironica è che il me del futuro forse riterrà questa lungaggine il dettaglio più appassionante del tutto.

 A questo punto credo di riconoscere qualche cliché:

Nuova arrivata per lavoro, signora con demenza senile, casa da brivido con passato oscuro. Seguiranno un climax di inquietanti eventi che coinvolgeranno la protagonista in una fitta trama di misteri che posizionerà nel potente coro della rivelazione finale le fondamenta spettrali della casa, l’anziana signora e la temibile presenza che si aggira per corridoi e scale della dimora.

Non succede… nulla.

O meglio, sì. Viene rivelata una storia, ma senza neanche una piccola semplice ricetta di indizi, pure facili, quelli che servono a coinvolgere lo spettatore, a farlo sentire un po’ intelligente, mezzucci… Nada.

Semplicemente, a un certo punto la protagonista, forse in quel momento chiamata a rappresentare i desideri e le ambizioni dello spettatore, decide di fare altro; come leggere un libro.

Le informazioni sono tutte lì, te le danno, per caso, alla buona, perché non si perda tempo a riempire di qualcosa l’apparente uroborico minutaggio.

Non hai visto La bella creatura che vive in questa casa? Attento, da qui cominciano gli spoiler!

Dell’anziana signora ci verrà rivelato che una delle sue opere (il “suo” capolavoro) è da vera verità tratto: il resoconto, non dettagliato, direttamente trasmesso per bocca della precedente abitante della magione, ormai uno spettro, una fanciulla violentemente uccisa a colpi di contestualizzazioni mancate e ridondanze narrative.

Lo spettro, Polly, si fa beatamente i cazzi suoi per buona parte della pellicola… gira per la casa, non cerca di cacciare nessuno, non medita vendetta, non si impossessa degli ospiti al ritmo di Banana Boat Song e, in realtà, non lascia neanche troppe prove del suo passaggio.

L’unico motivo per cui la protagonista si interessa alla vicenda è per la dannazione del suo unico aspetto caratteriale pervenuto: è ansiosa, inverosimilmente e discontinuamente, per non far dispetto alla trama, come quando la lettura di una pagina tranquillamente sopportabile rivaleggia, vincendo la sfida del terrore, con una breve visione di muffa e pustole (un piccolo errore di regìa caduto nel comune errore di voler rendere le cose più movimentate salvo recuperare subito). Superate entrambe, solo dall’improbabile ossessione e paura nei confronti di una macchia di umidità sul muro di fronte alla quale perfino il Bimbo Culkin di “The PageMaster” avrebbe cannato.

Tuttavia è proprio questa bozza di personalità che, quando ormai siamo persi e condannati, bramando il buio nero pece dei titoli di coda, ci lancia un salvagente: la paura cronica e discontinua della protagonista diventa la causa della sua compianta dipartita per… lo dico… infarto.

Sì, ad un certo punto ci riesce, incontriamo l’entità, segue coccolone.

Della bella creatura che stavamo guardando dall’inizio, per troppo tempo, rimane il ricordo indelebile nelle nostre noie.

Il film è finito, non prima di una scena che ripete il leitmotiv dell’opera (quando compriamo casa siamo ospiti del precedente proprietario fantasma… sì, il film la dice meglio, questo glielo devo) e che ci riporta a un’ultima, distorta, scena, la primissima, qui non citata, che vediamo in apertura; come a riproporre il Samsara di questo piccolo universo; come se tutto ricominciasse da capo ancora una volta e poi di nuovo.

NO.

Grazie.

Apposto così.

Bella-creatura-vive-casa-vignetta

Titolo: Sono la bella creatura che vive in questa casa
Originale: I Am the Pretty Thing That Lives in the House

Regia
Oz Perkins
Cast
Ruth Wilson, Paula Prentiss, Bob Balaban, Lucy Boynton
Trama
Una giovane infermiera, Lily Saylor, deve prendersi cura di Iris Blum, una scrittrice di romanzi horror in pensione, in una casa infestata.
Guardalo su
Netflix

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